La nota politica |
Disfattisti Gli arabi confidano più sui successi dell’Arsenal che di quelli dell’Italia Visto che mai ci iscriveremo all’elenco dei disfattisti, vogliamo dare massima considerazione ai segnali di affidabilità provenienti dal Golfo Persico. Se abbiamo capito bene, il viaggio del primo ministro italiano Enrico Letta è stato orientato principalmente ad agevolare la trattativa in corso tra Alitalia ed Etihad. La nostra compagnia di bandiera in cinque anni di gestione dei "capitani coraggiosi", ha accumulato un debito di due miliardi emmezzo di euro. Nel solo 2013, i debiti sono stati di trecento milioni, tanto che senza l’intervento di Poste italiane, 70 milioni di euro, Alitalia sarebbe già rimasta a terra. Si capisce che gli emiri vadano in qualche modo invogliati ad avventurarsi in un tale ginepraio. Anche se lo sceicco Mansur bin Zayed al-Nahyan, fratello del principe della corona di Abu Dhabi, per acquistare e rafforzare la squadra di calcio del Manchester City, ha speso in tre anni, più o meno, un miliardo di sterline, vale a dire un miliardo e 200 milioni di euro. Una piccola cifra per Mansur che infatti si è persino comprato per 60 milioni di sterline anche la società di calcio del Porstmouth. Gli sceicchi degli emirati potranno anche affrontare un debito di 2,5 miliardi. Attenzione, però, perché i confronti calcistici in premier league sono più divertenti di quelli con il sindacato piloti e aviotrasportatori. Il concetto di democrazia del lavoro, negli Emirati arabi uniti è un po’ diverso di quello vigente da noi. Così come il tenente colonnello Lawrence presa Aqaba, volle puntare a Damasco, Letta dopo i successi di Abu Dhabi, si è voluto spingere almeno a Doha, dove si è considerata una possibile ulteriore presenza del capitale qatarino nel settore dell'energia. Dall'Enel al rafforzamento del terminal di gas metano di Rovigo, sono diversi i punti d’interesse. Non escludiamo affatto che in Qatar si studino le opportunità d'investimento e il piano delle privatizzazioni, o che il premier italiano abbia ricevuto un'accoglienza fantastica, uno sprone ad andare avanti. Anche Lawrence lo ebbe e però persino il colonnello Lawrence fu abbandonato dalle tribù beduine che tanto lo acclamavano. A conti fatti, Letta non è Lawrence, tanto che la discussione sui possibili investimenti nel campo energetico e sulle attività di imprese italiane a Doha, è rimasta sulla carta. Finmeccanica, gli elicotteri di Agusta, i radar di Selex, il Made in Italy di maggiore tecnologia, divertono gli sceicchi del Qatar come nuovi giocattoli, ma al momento non ne sentono poi questa emergenza. Piuttosto la compartecipazione alla creazione di un museo islamico sul Canal Grande, Lega veneta, permettendo. Il magro bottino ottenuto in Qatar è stato riscattato dal trionfale ingresso a Kuwait city. Meno male che Bush senior la contese a Saddam, ora grazie alla sua indipendenza, un fondo del Kuwait ha subito elargito 500 milioni di euro al presidente del Consiglio italiano. Letta gongolava: la miglior risposta al disfattismo nostrano. Caro ragazzo. Pensate come si sentiranno i tifosi londinesi dell’Arsenal, sapendo che Kuwait e Qatar hanno offerto 1,8 miliardi di sterline per comprarne la proprietà, 900 milioni a testa. Questo è il Kuwait che entusiasma Letta: 900 milioni di sterline sull’Arsenal guidata da Wenger, 500 milioni di euro sull’Italia guidata da lui. Figurarsi se si può essere disfattisti. |